INFORMAZIONE: le parole hanno ancora un peso?
Raccontare e capire il tempo in cui viviamo, mettersi anche al servizio della comunità in cui si vive, questo è per me essere giornalista. Ieri in tv, oggi in edicola su testate come GRAZIA, OGGI, INTIMTA’, CONFIDENZE e nelle web serie Prime di educazione alla salute, cerco di delineare personaggi, storie, tematiche che possano farci riflettere su come essere partecipi e responsabili della nostra storia.
Un recente studio di Pew Research Center ha rivelato che “il 69% dei giovani tra i 18 e i 29 anni si informa principalmente attraverso i social media.” Questo dato è allarmante, considerando la facilità con cui le fake news si diffondono in questi ambienti: al giorno d’oggi, la disinformazione corre più veloce della verità sui nostri feed. Anche se le tematiche di cui scelgo di scrivere sono più afferenti all’intrattenimento del “buono a sapersi” che legate ad esempio ad un “watchdog journalism” che deve ispirare maggiore responsabilità collettiva, in un’epoca in cui le scelte politiche ed economiche dei giovani avranno un impatto sempre maggiore sul futuro, l’accesso a un’informazione accurata e verificata diventa fondamentale nel fornire alle nuove generazioni gli strumenti per diventare cittadini informati e critici. Questo approccio di accuratezza e verifica dei fatti è alla base di ogni progetto audiovisivo che intraprendo proprio perché ogni storia getti le basi su un contesto “reale” in cui sia possibile riconoscersi.
In questo contesto il cinema, da sempre specchio della società, ha l’opportunità di diventare una lente d’ingrandimento ancora più potente. Quando un film si basa su solide ricerche giornalistiche, l’ambientazione e i contesti non sono più semplici scenografie, ma diventano veri e propri protagonisti della narrazione per offrire allo spettatore un’autentica finestra sul contesto di riferimento, stimolando la sua curiosità e la sua voglia di approfondire. Grazie alla ricerca giornalistica, il cinema può diventare un veicolo di conoscenza e di riflessione.
Basti pensare a ciò che è accaduto con il film evento del 2023 “C’è ancora Domani” di Paola Cortellesi: un film che ha suscitato un notevole interesse sia per la sua trama coinvolgente sia per la sua accuratezza storica. Il film ha in generale ricevuto recensioni positive, sia dalla critica che dal pubblico. Molti hanno apprezzato l’autenticità della rappresentazione della ricostruzione storica degli anni ’40 e ’50, la profondità dei personaggi, in particolare quello interpretato da Paola Cortellesi, il messaggio di speranza sull’importanza di sognare e di lottare per un futuro migliore. E questa accuratezza nel restituire un contesto storico e sociale concreto e credibile ha senz’altro contribuito a riportare l’attenzione del pubblico su un periodo storico spesso trascurato stimolando un dibattito sulla condizione femminile nel passato e nel presente che è andata oltre ogni aspettativa. E’ quindi proprio il caso di dire che la storia, insegna.
Per finire e tornare al principio di questa riflessione allora mi chiedo: le parole hanno ancora un peso? Certo che ce l’hanno, forse ancora più di prima e il loro utilizzo corretto e responsabile può consentirci di fare la differenza in audiovisivi di qualità che aiutino il pubblico a riflettere e sognare un domani migliore. E voi che ne pensate?