DISABILITÀ: l’Italia è ancora un paese poco inclusivo
I numeri raccolti dall’Unicusano mostrano un gap davvero poco edificante sia nella sua dimensione nazionale che europea: un disabile su tre è infatti a rischio povertà o esclusione sociale. Come se non bastasse, il 17% di loro ha subito violenze o abusi e soltanto il 7% riesce a completare gli studi laureandosi. E pensare che in Italia circa 13 milioni di persone, ovvero il 22% della popolazione, vivono con una qualche forma di disabilità, di cui oltre 3 milioni in condizioni gravi. Dati allarmanti che ci ricordano come la disabilità non sia solo una questione sanitaria, ma anche un problema sociale che richiede risposte concrete a livello politico e culturale.
La comunicazione in questo campo può e deve svolgere un ruolo focale che è fatto non soltanto dal compito di informare l’opinione pubblica sulle condizioni in cui versano tanti disabili nel nostro Paese e le loro difficoltà ancora oggi nell’integrarsi purtroppo nella vita scolastica, lavorativa o sociale, ma anche l’opportunità di essere strumento atto a svegliare le coscienze e sensibilizzare verso un cambiamento. Come farlo? Una risposta può darcela senz’altro lo storytelling.
Nel panorama complesso della comunicazione sociale, lo storytelling si rivela uno strumento di straordinaria potenza. Attraverso la narrazione di storie autentiche e coinvolgenti, è possibile superare le barriere e favorire una maggiore comprensione e accettazione delle diversità, in particolare quelle legate alla disabilità. Le storie hanno il potere di toccare le corde emotive del pubblico, suscitando empatia e promuovendo un cambiamento di prospettiva. Quando leggiamo o ascoltiamo una storia che parla di una persona con disabilità, ci connettiamo con la sua umanità, con le sue gioie, le sue paure, i suoi sogni. In questo modo, smettiamo di vedere la disabilità come un concetto astratto e iniziamo a percepirla come parte integrante dell’esperienza umana.
Quando il Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche mi chiese di aiutarli come consulente media relation a diffondere la loro causa di abbattimento di tutte le barriere fisiche, culturali e psicologiche per far sentire la voce di tanti disabili e creare empatia nelle loro difficoltà di tutti i giorni, la prima cosa che mi venne in mente era quella di prendere le distanze dai sentimenti negativi di pietà, tristezza, impotenza che accompagnano spesso molto chi incontra la vita di un disabile. Quello che volevo fare era accompagnare la giornata del FIABA DAY, che ricorre nella prima Domenica di Ottobre di ogni anno in Piazza Colonna a Roma, con colori, sorrisi perché fosse una festa, una festa che ricordasse a tutti che nonostante ogni difficoltà la vita è preziosa e va celebrata con gratitudine a tutti i livelli. Fu così che nacque il MASCOTTE FLASH MOB, un evento virale che, oltre ad una raccolta fondi tra le tante mascotte partecipanti in favore dell’ente di promozione sociale, rappresentasse una parata dell’orgoglio di chi può avere nella vita di tutti giorni delle difficoltà di movimento. Proprio come le mascotte, il cui essere un po’ goffe ed impacciate, è l’espressione più bella e divertente della loro natura.
L’evento fu un successo a cui parteciparono tante celebri mascotte come quella di Pinocchio, Heidi, Orso Winner Taco, Leone di Euronics e tanti altri capitanati niente meno che dal mitico Gabibbo che come star d’eccezione è da sempre portavoce dei diritti dei cittadini nel famosissimo show di Canale 5 “Striscia la Notizia”. Questa breve riflessione di oggi vuol solo essere uno spunto di condivisione per ricordarci che molto spesso la creatività, la forza di volontà e la cooperazione di tante persone verso lo stesso nobile scopo, possano davvero cambiare il mondo, fosse anche solo per un giorno. E questo conta sempre qualcosa.