TEDxUNISALERNO
MAI CON LE MANI IN MANO
Il bello e il brutto di una prima volta è che allo stesso tempo sembra successa sia ieri che cent’anni fa. Quello del TEDxUnisalerno
non è stato il mio primo palco, perché sul palcoscenico ho avuto la fortuna di crescere fin da quando avevo come pubblico la mia famiglia e mi cimentavo con i primi tentativi di prestidigitazione, ma è stata per me la prima volta al Teatro di Ateneo dell’Unisa. Ed è stata una di quelle che non si scorda facilmente.
Questo talk è stato per me un viaggio, e non soltanto sotto il profilo della preparazione del testo: era da un po’ che non preparavo un live e l’universo TEDx mi incuriosiva proprio per il tocco estremamente personale che gli speaker riescono a dare per il tema scelto – penso ad esempio al TED Talk “Rethinkamenti” della comedy band Oblivion, che usa una leggerezza estrema per affrontare il tema del cambio di prospettiva, trasformando grandi classici della letteratura in parodie memorabili. Per il mio, invece, ho dovuto mettere su un tavolo come nei grandi film d’avventura tutto ciò che ho costruito negli anni e tracciare da lì una mappa che mi ha riportato agli inizi. E proprio da lì sono voluto partire. Ho iniziato dal principio, dai trucchi di magia che sono poi arrivati anche sulle pagine di Focus Junior; sul filo della meraviglia sono rimasto ripensando alla storia di Mukko Pallino e quella straordinaria di Pinocchio. Da lì, il percorso mi ha riportato a Cologno Monzese e ai tempi delle leggende di “Mistero”, e un ultimo salto mi ha portato nell’universo del branded content, con le web serie a tema salute.
Ogni testo ha tre fasi: inizio, corpo e fine. E così anche i numeri di magia: c’è la fase iniziale dell’ignoto, per catturare l’attenzione dello spettatore; c’è il momento di suspence, in cui si costruiscono le premesse per la meraviglia finale. Ho pensato che per poter parlare di meraviglia e stupore dovessi meravigliarmi io, e per fortuna ho avuto la conferma di esserne ancora capace nonostante da tempo veda la giostra muoversi dalla prospettiva del giostraio. Guardarsi indietro aiuta a dare la dimensione esatta di ciò che nel tempo si è costruito – e a stupirsene, perché quando si percorre una strada non ci si accorge di quanto è lunga – e proprio per questo ho voluto sfidarmi e “mettere le mani” su qualcosa che conosco sì molto bene… ma che per l’appunto non maneggiavo da tempo! Tornare alle origini è stato per me necessario per trovare nuovi spunti per affrontare i prossimi progetti con spirito d’avventura.
Sono grato e felice di aver potuto conoscere in quest’occasione i ragazzi del team TEDxUnisalerno, che non si sono soltanto resi un pubblico aperto e disponibile durante le nostre sessioni di brainstorming, ma hanno saputo creare con le proprie mani qualcosa di veramente straordinario in una realtà a me vicina.
Se dalle mani può nascere la magia, dal lavoro di squadra può nascere qualcosa di altrettanto grande: la possibilità di rendere possibile l’impossibile.